Eugenetica e sperimentazione

LA CULTURA (EUGENETICA) DELLE RAZZE

Cosa può insegnarci la storia del cane? Circa 150 anni fa, quando l’eugenetica era una disciplina in piena ascesa, alcuni personaggi hanno fondato la prima “Società per il Miglioramento delle Razze Canine in Italia” – divenuto poi ENCI – cominciando così a selezionare cani e creando le prime razze a partire dai cani che erano diffusi in quel periodo.

Successivamente hanno cominciato a sostenere con forza l’idea che solo i cani da loro selezionati erano dei “veri” cani e che dunque il cane esiste solo come prodotto della selezione umana.

Affermando inoltre che prima del cane ci fosse solo il lupo  e riconducendo poi anche l’origine dei meticci- cani non di razza e quindi bastardi- a incroci di qualche razza, si è diffusa per molti e molte la convinzione che senza selezione il cane non sarebbe esistito, che senza selezione quindi anche oggi non potrebbe esistere e che potrebbe addirittura estinguersi. Secondo i sostenitori di questa teoria infatti il cane è stato fatto oggetto di un presunto processo di “miglioramento” da parte dell’essere umano e di conseguenza senza la sua costante azione non potrebbe far altro che peggiorare.

Pensando che tutti i cani non di razza sono soltanto incroci e meticci – senza valutare che è proprio da quei cani che derivano anche i cani di razza – si è scambiato ciò che vi era prima con ciò che è arrivato dopo, l’antecedente col derivato, il naturale con l’artificiale. Il cane dunque, quanto meno nel nostro immaginario, è diventato un “prodotto culturale”.

Oggi siamo arrivati a pensare che tutti i cani derivino da qualche razza; anche nei vocabolari il cane è visto come “animale domestico suddiviso in diverse razze” e il termine “cinofilia” è definito come “interesse per l’allevamento e il miglioramento della loro razza” (vedi vocabolario Treccani).

Ma cosa sono le razze? E soprattutto, possiamo oggi parlare di questa specie al di là e oltre la “cultura delle razze”? 

L’IMPIANTO RAZZISTA COME OSSESSIONE

Il concetto di razza è una costruzione sociale flessibile, influenzata da modelli culturali e sociali, che viaggia sulla linea del colore, dell’aspetto fisico, della fede, della condizione economica ed è utilizzata per stabilire gerarchie e superiorità. Non va inteso in senso scientifico-biologico ma come categoria politica, sociale e culturale di oppressione.

Esiste un evidente parallelismo tra le pratiche dell’impianto razzista in ambito umano e la selezione e miglioramento delle razze animali come quelle promosse dalla zootecnia, dai Kennel Club e da enti come ENCI.

Selezione razziale e sperimentazione sugli animali sono pratiche correlate e affini: in entrambe l’animale usato è solo un corpo vivente usa-e-getta, manipolabile e sacrificabile. Cavie in ogni caso, esemplari sostituibili all’infinito e sottoposti alla violenza della selezione e alla tortura della sperimentazione scientifica.

La naturalizzazione delle razze animali, non solo canine, è un processo ambiguo, un raggiro per rafforzare caratteristiche prodotte artificialmente e spacciate come biologiche. La manipolazione genetica sugli animali è diventata anche un mezzo per inibire la loro resistenza, aumentarne la docilità e, soprattutto, la produttività.

STANDARD EUGENETICO DI RAZZA ESTETICO/LUDICA

Dall’epoca vittoriana, 150 anni fa circa, l’eugenetica inizia ad essere applicata per creare status symbol, esclusivamente estetici e ludici per le classi abbienti che possono “permettersi” costosi passatempi; infatti il boom delle richieste di questi cani e cagne avviene in concomitanza con il “boom economico” postbellico, tra gli anni ‘50 e ‘60. I fattori che accomunano questa pratica manipolatoria, nei diversi ambiti, sono essenzialmente il copioso profitto e la reificazione animale.

I milioni e milioni di euro che si muovono sul mercato, legale o illegale che sia, rendono ancora più complicato sradicare le razze che sono un’invenzione tutta umana, dettata dalla prevaricazione specista.

Purtroppo l’evolversi del mercato ha avviato, soprattutto nell’est Europa, le puppy mills, fatiscenti “fabbriche” di cuccioli/e per la produzione incontrollata di cani, con relativa diffusione di ulteriori malattie.

Per il malessere indotto possiamo fare, ad esempio, un parallelismo fra i cani “da corsa” e quelli “da combattimento”, poiché l’isolamento in cui versano, l’uso specifico a cui sono destinatx, il doping per migliorarne le prestazioni, il disagio psicologico, la morte prematura, la mole di soldi che le attività a cui sono sottopostx producono, è pressoché identico.

Un caso a parte, del tutto legale, apparentemente, è il discorso sui cani e le cagne  da difesa”, addestratx a combattere per attaccare il “pericolo umano”, per esempio, quello dei cani olandesi utilizzatx per aggressioni, rastrellamenti, inclusi bambini e famiglie, nei territori occupati della Palestina e Cisgiordania, nelle carceri, da parte dell’esercito israeliano.

In questo caso non parliamo prettamente di business ma soprattutto di repressione.

Abbiamo citato i cani e le cagne olandesi, ma non si tratta di un caso isolato. “Usare” i cani per  le intimidazioni e come mezzo di tortura, è prassi utilizzata fin dall’antichità.

“E se l’eugenetica, con l’ausilio della genomica, riproducesse razze “normali, sane”, entusiaste dell’esposizione in vetrina, soddisfatte per una gara di corsa, o per una lotta tra consimili, potrebbe essere accettata?” Chiaramente NO! 

 “DA …” E MALTRATTAMENTO EUGENETICO

Oggi sono note circa 400 razze di cani, con le loro patologie e innumerevoli differenziazioni: canx da soccorso, da traino, da guida, da cavia, da intrattenimento,da caccia, da ricerca (es. i canx da tartufo), da corsa, da combattimento (oltre a quellx usatx come armi) fino alla più recente diffusione avvenuta nel ‘900 del cane da compagnia, denominato successivamente pet.

Raccogliamo e condividiamo l’appello che il veterinario Massimo Raviola rivolge al mondo della cinofilia e ai veterinari per una campagna controinformativa che diffonda conoscenza in merito agli abusi sui cani compiuti da allevamenti, club cinofili e  fabbriche di cucciolx a partire da una problematizzazione del concetto stesso di razza. 

Come medico veterinario vorrei schierarmi in maniera decisa, insieme alla mia categoria, CONTRO IL MALTRATTAMENTO GENETICO, pratica eugenetica alla ricerca di una razza migliore e superiore.“

Ogni volta che incontro un cane di “razza” vedo una creatura senziente e cosciente imprigionata dalla nostra vanità e cecità in un corpo difettoso, condannato a una vita di muta sofferenza.” 

(estratti dal libro di M. Raviola “Che razza di bastardo.Cani, gatti e maltrattamento genetico. Un passo verso l’adozione consapevole” del 2019)

TECNICHE DI SELEZIONE IN ZOOTECNIA E NELLE RAZZE DI CANI

La zootecnia comprende quel complesso di nozioni scientifiche e pratiche che si riferiscono alla conoscenza, al miglioramento e al razionale sfruttamento di tutte le specie e razze di animali domestici e di alcune specie selvatiche che possono talora essere allevate in cattività a scopo utilitaristico (ad esempio per le pellicce).

La zootecnia è strettamente legata all’addomesticamento e all’allevamento degli animali fin dall’antichità.

Verso la metà del diciottesimo secolo inizia ad essere considerata una vera e propria scienza da insegnare nelle nascenti scuole veterinarie. Con le scoperte di Darwin e la genetica di Mendel si delineano la moderna zootecnia e i metodi di miglioramento sia delle varietà di piante sia degli animali.

Negli allevamenti si possono, quindi, isolare le linee più elette, cioè più produttive, destinate a sostituire quelle meno efficienti. 

L’accoppiamento in consanguineità, metodo di riproduzione controverso e discusso, è poi diventata la procedura d’elezione per ottenere risultati rapidi e concreti per l’isolamento di linee pure e per la costituzione di famiglie cosiddette elette. 

Tale tecnica è stata largamente utilizzata anche nella creazione delle razze canine che, nel tempo, oltre che finalizzate al lavoro, hanno offerto una nuova categoria di reddito: la compagnia.

Si parla di inbreeding, o inincrocio, quando l’accoppiamento avviene tra individui consanguinei il cui grado di parentela risalga a tre o quattro generazioni precedenti. Il fissaggio delle caratteristiche, che altrimenti richiederebbe decenni, viene velocizzato lavorando in consanguineità strettapadre con figlia, madre con figlio, fratello con sorella.

Gli accoppiamenti in consanguineità vengono limitati dal numero eccessivo di scarti: i cuccioli e le cucciole potranno non solo presentare un colore del manto indesiderato o un temperamento instabile ma anche patologie letali e rare date dall’espressione di geni recessivi.

Altre tecniche di selezione ad oggi utilizzate sono:

– linebreeding, ovvero gli accoppiamenti in consanguineità meno stretta, di solito di quarta generazione: zia con nipote; nipote con nonno/a; nipote con prozio. Meno rischiosa è oggi preferita da diversi allevatori.

– outcrossing, cheavviene fra soggetti che hanno scarsa o nessuna correlazione parentale. Decisamente poco efficiente e con tempistiche troppo lunghe per la creazione di una linea, l’outcrossing è in effetti il modo in cui mammiferi e uccelli si riproducono, evitando quindi la consanguineità.

SPIRITO DI INNOVAZIONE E RISPETTO DELLA TRADIZIONE”

Il titolo è quanto dichiara, nello specifico per la clonazione equina, una delle più importanti aziende americane, laboratorio d’avanguardia per la conservazione genetica e la clonazione di pets e cavallx, sottolineando che “Siamo entusiasti di poter aiutare più persone a preservare e ricreare gli animali che amate”

Le biotecnologie da tempo hanno aperto porte e abbattuto muri. In continua e rapidissima evoluzione le tecno-scienze hanno abbinato scoperte e una conoscenza sempre più infinitesimale del vivente a una manipolazione sempre più mirata e in continuo divenire.

Ovviamente da questo processo, già vittime di decadi di sperimentazioni in laboratorio, non sono esentx cagne e cani, soprattutto quellx di razza.

Contribuire al mappaggio del genoma canino per il controllo genetico della parentela e all’identificazione di genealogie errate, individuare precocemente il sesso delle cucciolate, selezionare riproduttori e riproduttrici e adattare gli incroci, non è solo questione di “salute”, ovviamente.

Aumentare la produzione di carne, incrementare la performance atletica, ottenere nuovi standard estetici, manipolare geneticamente le attitudini, è l’obiettivo: la selezione artificiale ha massimizzato i risultati con il minimo costo e soddisfatto il mercato in cui esseri viventi non umani sono beni di consumo.

La gestione degli accoppiamenti, le sterilizzazioni e soppressione degli scarti, gli esperimenti di selezione artificiale, la creazione delle razze – così diverse fra loro e con individui tanto uguali – sono pratiche inaccettabili. L’eugenetica sui cani e le cagne manifesta ancora una volta la supremazia e il possesso dell’essere umano per il quale migliore non significa più sano, ma più vantaggioso per il suo profitto.

Come è possibile che il moderno mercato delle razze, le sue strutture allevatoriali e gli enti cinofili  non siano ancora riconosciuti come apparati a sfondo razzista? Perché lo sforzo riflessivo e di contrasto (politico) al razzismo, applicato al genere umano, non si è esteso al mondo animale? 

Dobbiamo riconoscere e contrastare l’impianto razzista in tutte le sue manifestazioni, anche nel mondo cinofilo.

Il focus su cui ragionare non è l’allevamento “buono” ‒ incentrato ipocritamente sul “benessere animale” ‒, bensì la liberazione, intesa come autodeterminazione di ogni vivente sul proprio corpo e la propria mente, ancora distante anni luce per animali umani e non, ma non per questo utopico.